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All’indomani dello scudetto primavera, si parla già di una possibile promozione in prima squadra per uno dei principali artefici di un successo atteso per dodici anni, ed un’eventuale retrocessione a tavolino non farebbe che dar credito a quest’ipotesi. Sulla stagione dello scudetto Michele Paolucci ha messo un timbro pesante: nella regular season è andato a segno ventidue volte, capocannoniere solitario davanti all’avellinese Ragosta ed al centravanti dell’Albinoleffe Pesenti, nonostante giocasse nel girone A, che aveva solamente dodici squadre, e due giornate meno degli altri. Centravanti robusto, bravo di testa e dotato di un eccellente fiuto del gol, nella scorsa stagione aveva patito la concorrenza di Rej Volpato, che gli è stato preferito da Capello per l’esordio in Coppa Italia, dopo averlo costretto ad un ruolo da comprimario anche nelle nazionali giovanili. A livello numerico, nella prima parte della stagione, il confronto era finito nettamente a suo favore: soli quattro gol per l’ex centravanti del Padova, che però mise il suo sigillo sui quarti di finale con una splendida doppietta che rimandò a casa il Milan, diciassette per lui, secondo marcatore in assoluto alle spalle del romanista Alessandro Simonetta. Nella Final Eight di Pesaro è stato l’unico giocatore a timbrare il tabellino dei marcatori in tutte e tre le gare, mostrando un repertorio completo: di rapina in area contro la Sampdoria, finalizzando con dribbling e rasoterra un contropiede in finale, in mezza rovesciata il primo dei due contro il Palermo. Un gesto tecnico che ha ricordato quello di Carlo Parola, finito sulle figurine Panini, probabilmente, insieme al primo di Curiale nel quarto con l’Udinese, il gol più bello della fase finale. (Francesco Oddi - 9 giugno ’06) |